Oggi iniziamo un piccolo percorso di riflessione sulla vocazione francescana a confronto con l’esperienza di Francesco d’Assisi. Cominciamo dalla conversione di Francesco.
Forse non tutti sanno che noi frati francescani facciamo 2 quaresime all’anno! Sì, la Quaresima “normale”, come tutti i cristiani, dal mercoledì delle ceneri alla Pasqua del Signore. Ma anche la “Quaresima francescana“, dalla festa di tutti i santi fino al Natale del Signore.
Quest’anno vogliamo accompagnare questo periodo di preparazione alla festa dell’incarnazione del nostro Dio con un piccolo percorso sulla vocazione di san Francesco.
Iniziamo allora questo cammino di conoscenza della vocazione francescana e di riflessione, facendoci condurre da Francesco e dalle sue stesse parole, e non da quello che di lui si può dire dall’esterno. Francesco stesso descrisse nel suo Testamento il percorso spirituale che lo portò ad essere iniziatore di una vocazione nuova nella Chiesa e di un carisma sempre vivo e attuale.
Per questo allora da oggi alla Novena di Natale, ogni mercoledì una nuova tappa di questo percorso.
Vi lascio allora alle parole di padre Alberto: buon viaggio a tutti!
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org

Incominciare
Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così…
Con queste parole inizia il Testamento di Francesco. Come con ogni testamento, Francesco intende donarci le cose più preziose e più importanti della sua vita, quelle che non bisogna affatto disperdere, ma continuare a valorizzare e far fruttificare.
Così, subito, ci ricorda che la sua vita è stata una vocazione, una chiamata da parte di Dio: il Signore, non io, non i miei ideali, non i miei sogni… il Signore!
E ancora: dette a me… La chiamata è un dono di Dio, non un atto di violenza alla tua esistenza, ai tuoi sogni, ai tuoi progetti. Dio si inserisce nella tua storia e ti dona la capacità e la voglia di rifarla nuova con Lui.
D’incominciare a fare penitenza, cioè di dare una svolta alla propria vita, d’iniziare un processo di conversione che mai si esaurirà. Francesco si dedicherà, per tutta la sua esistenza terrena, a restaurare in sé stesso l’immagine di Cristo, crocifisso per amore nostro.
Francesco, con il suo esempio e la sua vita, ci invita all’ascolto del Signore che ci chiama a conversione, per essere anche noi strumenti del suo progetto di amore e di salvezza.
I lebbrosi
Quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi
In una vita senza Dio, dedita solo ai piaceri della vita, come quella del giovane Francesco re-delle-feste, il volto del lebbroso, del povero, dell’affamato, dell’extracomunitario, del malato, del carcerato… è fonte di amarezza, perché mi pone di fronte alle mie responsabilità, rimprovera le mie colpe.
Ma il Signore stesso mi condusse tra loro.
Per quanto uno possa fuggire, far finta di nulla, stordirsi e sballarsi per non vedere, né pensare, né assumersi le proprie responsabilità… il Signore è determinato a vincere e nostre paure e resistenze. Come un bimbo che ha paura del mare, non basta che il padre gli spieghi come si fa a nuotare, ma occorre che trovi la forza di buttarsi in acqua.
Così Dio-Padre butta Francesco in mezzo al mare del dolore e della sofferenza, dell’umiliazione e dell’abbandono… permettendogli così, finalmente, di tirare fuori tutto il bene che finora aveva sotterrato dentro di sé: la capacità di usare misericordia, di avere un cuore capace di amare anche i miseri e gli ultimi del mondo.
- Che emozioni suscita in te il volto di un povero? Di uno straniero, di un sofferente o malato?
- In che cosa ti provocano i loro occhi? In cosa ti senti interpellato, forse impaurito o coinvolto?

La conversione
E allontanatomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo.
Ecco l’esperienza della conversione. La vita nei peccati, la vita senza Dio, stravolge la percezione
della realtà: quello che è buono appare come amaro e viceversa. Così, Francesco, allontanatosi dai peccati, sperimenta cosa sia veramente buono e dolce e gioioso. E a questo c’è arrivato usando misericordia con i lebbrosi: la misericordia con cui ha lavato le piaghe dei lebbrosi ha, nel contempo, lavato i peccati che gli ottenebravano l’anima e i sensi.
L’esperienza della dolcezza della vita secondo Dio, non è un’esperienza solo spirituale, che riguarda
esclusivamente l’anima, ma pervade e trasforma tutto l’essere dell’uomo.
Francesco ci invita a guardare lontano e a ricercare il senso della vita nel Signore, fonte della vera gioia. Quando la vita è ripiegata in se stessa, quando cerchiamo solo la nostra gioia e l’appagamento dei nostri appetiti, non riusciamo ad avere il giusto senso della realtà e dei doni che Dio ci ha fatto per realizzare il Suo progetto per noi.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
