Passo dopo passo siamo giunti alla fine dell’anno. Un anno in cui abbiamo provato ad attraversare insieme alcuni paesaggi legati al tema della preghiera, tema veramente molto ampio e che si presta ad essere affrontato da diverse angolazioni.
Qui è stata fatta la scelta di lasciarci guidare, ancora una volta, dalla testimonianza di san Francesco d’Assisi, divenuto nostro fedele compagno di cammino. Questo non certo perché sia l’unico interprete eccellente del “pregare bene”, ma perché la sua esperienza, molto umana, fatta di luci e di ombre, di conversioni e di slanci, potesse aiutarci riflettere sulla preghiera proprio a partire dall’umanità di un santo che ci è amico, che ci è caro.
Proviamo allora a vedere cosa è rimasto, di quanto esplorato insieme, della preghiera. Un mese dopo l’altro infatti ci siamo trovati a riflettere su (cliccando sul pulsante rosso qui sotto trovi tutti i link ai vari articoli):
- la preghiera come relazione viva (e vivace, vivificante) tra due persone, come rapporto che chiede di essere approfondito e vissuto con profondità (settembre 2023);
- la verifica della nostra preghiera personale, di che cosa è fatta la nostra preghiera – quando prego, dove prego, cosa dico, sono consapevole di portare tutta la mia vita nella preghiera, etc. – (ottobre 2023);
- il desiderio con cui entro in preghiera, cosa chiedo (la preghiera di domanda), (novembre 2023);
- il destinatario della mia preghiera, a quale volto di Dio mi rivolgo mentre prego (dicembre 2023);
- l’aspetto non utilitaristico, l’inutilità, della preghiera (la preghiera di contemplazione), (gennaio 2024);
- la posizione che io occupo nella mia preghiera, da quale punto di vista mi rivolgo a Dio (la preghiera di Cristo che diventa la mia preghiera personale, la Sua voce che diventa la mia voce), (febbraio 2024);
- l’importanza del corpo, della propria fisicità, di tutta la nostra persona nella preghiera (marzo 2024);
- lo stupore che nasce dalla preghiera, la sua capacità di dare voce alle trasformazioni e ai doni di grazia che mi accadono nella vita (aprile 2024);
- la necessità di portare nella preghiera personale la propria storia, la propria esperienza, tutto il mondo che normalmente abitiamo (maggio 2024).
Qui tutti gli articoli di questa serie
Da qui possiamo accorgerci del fatto che per parlare di preghiera e per imparare a pregare bisogna mettersi in preghiera! Non possiamo pensare di farci a priori una cultura su tutto ciò che serve per una buona preghiera cristiana e solo dopo metterci a pregare.
No, la capacità di pregare presuppone che ci si provi, che già ci si disponga a pregare. Pregando si impara a pregare! In modo simile, per esempio, siamo diventati capaci di comunicare: è parlando che abbiamo imparato a parlare.
La preghiera è una attività, una relazione che chiede pertanto il nostro desiderio, il nostro impegno. Questo perché così rinunciamo ad astrattismi, a facili intellettualismi e al rischio di estraniarci da quello che siamo, da quello che viviamo, dal Dio che concretamente ci parla nella nostra storia oggi.
L’altro motivo è che solo pregando possiamo chiedere la grazia, il dono, di una preghiera più profonda, di una relazione con Dio più stretta, di un colloquio con Lui più intenso. La preghiera dunque non è solo puro sforzo della propria volontà, ma è anche un dono da domandare, qualcosa che si riceve.
Non sempre arriverà questa grazia come la vogliamo noi e quando la vogliamo noi, diciamocelo. Non ci sono automatismi nella preghiera (altrimenti sarebbe un po’ come un distributore: inserisco la monetina della preghierina e ne esce esaudita la mia domanda)! Le due cose non possono che andare insieme: dono di Dio e desiderio (e impegno) dell’uomo.
Un secondo aspetto che significativo del percorso fatto insieme quest’anno, accostando vari testi delle preghiere di san Francesco, è che la maturazione della preghiera può avvenire solo in un cammino, dentro una vita che cresce.
Anche solo a guardare i modi di esprimersi di Francesco, vediamo che se all’inizio dice «cosa vuoi che IO faccia?» oppure «DAMMI fede retta, speranza certa, carità perfetta» etc., poi passa al dialogo con il Serafino, sul monte della Verna a dire «chi sono io? Chi sei tu?», per giungere alle Lodi di Dio Altissimo in cui si esprime solo attraverso la serie di «TU sei …».
Se persino la preghiera del santo di Assisi allora ha visto questo svilupparsi, da un sentire più piegato verso il sé per arrivare a una contemplazione di Dio con l’uso del «tu», passando per la domanda delle due identità (la sua e quella di Dio), possiamo forse noi sperare di avere fin da subito, una capacità di pregare che tocchi le più alte vette della mistica? Non sarebbe forse un’illusione? Con il rischio poi di cadere in una sorta di autocommiserazione per gli obietti (utopistici) mai raggiunti?
Credo quindi che possiamo dirci con serenità e con serietà che la preghiera autentica chieda di fare i conti con la pazienza, con la necessità di perseverare sul cammino intrapreso e con l’importanza di custodire un germoglio che ha bisogno di tempo e cura per crescere e portare nuovi frutti.
Ecco che il tempo estivo che ci si apre dinanzi può diventare occasione per rimettere al centro di una stagione distesa la nostra relazione con il Signore, nel desiderio di sprofondare sempre di più nella conoscenza di Lui, nell’ascolto della Sua voce e nello sguardo che Lui ha per ciascuno di noi… e che non vede l’ora di condividere con i suoi figli tanto amati e ai quali non smette di tendere la mano perché, nella preghiera, imparino a rivolgersi a Lui e a vivere in relazione con Lui.
fra Andrea Bosisio – info@vocazionefrancescana.org
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[…] (Articulo libremente extraído del Blog Vocación Franciscana) […]